Il roccolo

L’epoca dell’uccellagione

Il roccolo è una struttura che fu a lungo dedicata all’uccellagione, la pratica di cattura dei volatili. Le prede erano gli uccelli di passo nel periodo da settembre a inizio novembre. È facilmente riconoscibile all’interno di un terreno boschivo per via di una torretta posta sul bordo di un ovale lasciato a prato e racchiuso da una doppia fila di alberi. 

Il tipo di caccia si affermò inizialmente nel tardo Medioevo in Lombardia, in particolare nella Bergamasca. In Ticino la diffusione avvenne invece tra il XVIII secolo e la prima metà del XIX secolo. A fine Ottocento nel Cantone erano presenti una sessantina di roccoli situati quasi tutti nell’area prealpina del Sottoceneri. 

Negli anni successivi furono dismessi in seguito alle nuove norme che vietarono questo tipo di caccia. La torretta (detta casello) si sviluppa su tre piani collegati da una scala. La porta immette nel locale al piano terra dove sono custodite le gabbiette con gli uccelli da richiamo e le attrezzature necessarie alla cura dell’impianto. 

Il locale intermedio costituisce l’alloggio dell’uccellatore, dove quest’ultimo si riposa e soggiorna per tutto il periodo di attività. Il locale più in alto è la centrale operativa. Dalla finestra più grande viene lanciato lo spauracchio mentre le aperture laterali funzionano da spioncini. 

Jacopo da empoli, dispensa con uccellagione e pollame, ante 1621 © Sailko su licenza CC BY-SA 4.0

Quando vola lo spauracchio

Il roccolo, come ricostruisce Paolo Crivelli, è una sorta di grande trappola. La rete, alta circa tre metri, viene appesa all’interno del corridoio formato dall’alberatura. Gli alberi, generalmente dei carpini, sono accuratamente potati in modo da lasciare delle ampie aperture affinché la rete in trasparenza non venga vista dagli uccelli. 

L’esca è costituita dagli uccelli di richiamo che, nelle loro gabbiette, vengono appesi la mattina presto sugli alberi. Il loro canto fuori stagione attira gli uccelli che in quel periodo migrano verso sud e vanno a posarsi all’interno dell’area ovale. 

Il sorvegliante del roccolo, persona esperta nel capire il comportamento della fauna, osserva dallo spioncino e, quando ritiene che ci sia un numero sufficiente di uccelli, fa scattare la trappola. Emette un fischio stridulo simile a quello di un rapace e lancia dalla finestra del casello uno spauracchio. 

Lo spauracchio è un arnese costituito da fili metallici cui sono legati cenci colorati o ali di uccelli. Vista dal basso la sagoma dello spauracchio sembra effettivamente un rapace in volo e gli uccelli, spaventati, scappano volando bassi. Il loro destino è perciò quello di restare impigliati nelle reti. 

Com’è cambiata l’area

Il Roccolo del Monte Ceneri è ubicato in prossimità del colle del Ceneri, a quota 630 metri sul livello del mare. Il complesso sorge su un terrazzo orientato secondo la linea di crinale che scende in direzione del valico stradale. Sul lato verso monte svetta il casello, alto ben 9 metri, e suddiviso in tre piani. 

La base rettangolare ha lati di 5.10 x 4.05 metri. I muri sono in pietra mista e sono stati recentemente intonacati. Il tetto a due spioventi presenta invece una copertura in coppi. L’ampia finestra dell’ultimo piano si affaccia sull’area di cattura. 

Di fronte, l’apertura nel bosco, dove scendevano gli uccelli, sorprende per la sua vastità ma anche per la forma quasi circolare, con un diametro di 32-36 metri. Il perimetro dell’apertura è nettamente marcato da un bordo scosceso. 

La struttura arborea è ben visibile ma gli alberi attuali non paiono essere quelli originari. Troviamo infatti piante che difficilmente potevano essere potate per ottenere il doppio filare con le apposite aperture necessarie per posizionare le reti. Vi è però oggi una grande varietà di essenze che ben rappresenta la tipologia del bosco ceduo locale.