La prima metà del Novecento vede mutare radicalmente la geografia politica internazionale. Crollano imperi secolari come quello asburgico (Austria-Ungheria) e quello ottomano. La loro dissoluzione apre la questione balcanica e quella mediorientale che, anche nei decenni successivi del Novecento, si mostreranno focolai di conflitti tra diverse etnie. Nel contempo si affacciano sullo scenario mondiale due nuovi attori destinati a condizionare lo scenario mondiale nei decenni successivi: Usa e Urss.
I primi, gli Stati Uniti, lasciano le politiche isolazioniste e intervengono militarmente sia nella Prima, sia nella Seconda guerra mondiale (ma negli anni Trenta, dopo il crollo della Borsa, devono affrontare una grande depressione economica che ha effetti a livelli internazionali). La seconda, l’Unione Sovietica, nata dopo la presa di potere dei bolscevichi, trasforma a partire dal 1917 l’impero russo in un Paese comunista, cercando di creare, dopo il 1945, una vasta area di influenza sugli Stati confinanti e in via di sviluppo.
I cambiamenti epocali sono causati principalmente dagli esiti delle due guerre mondiali che fanno registrare, tra militari e civili, decine di milioni di morti in tutto il mondo, e in particolare in Europa e in Asia. A innalzare ulteriormente il bilancio vi sono le vittime dell’Olocausto: nei lager nazisti, durante la Seconda guerra mondiale, si assiste al genocidio del popolo ebraico e di altre minoranze. Al termine del secondo conflitto mondiale, morto Hitler e sconfitto il nazismo, la Germania viene divisa in due Stati, uno sotto l’influenza atlantica a Ovest, e l’altro sotto quella sovietica a Est, mentre il Giappone è costretto alla resa dopo il bombardamento con due ordigni nucleari.
In Asia alla fine degli anni Quaranta l’India ottiene l’indipendenza dall’impero britannico dopo la grande lotta nonviolenta avviata da Gandhi, mentre la Cina diviene un Paese comunista sotto la guida di Mao Zedong. Due Stati, dall’immensa popolazione e dalla grande estensione, che nei decenni successivi influiranno nello spostare sempre più fuori dall’Europa il baricentro della politica internazionale.
Prima guerra mondiale. Gli imperi tedesco, austro-ungarico e ottomano si trovano alleati nel combattere contro le altre potenze europee. Dopo lunghi anni di combattimenti di trincea e milioni di morti, complice anche l’intervento nel 1917 degli USA, i tre imperi vengono sconfitti. Quello ottomano e austro-ungarico si dissolvono. La Germania diventa una repubblica.
Rivoluzione russa. Dopo l’abdicazione dello zar nel marzo del 1917, guidati da Lenin, i bolscevichi nel novembre (25 ottobre per il calendario giuliano) assaltano il Palazzo d’inverno di San Pietroburgo e prendono il potere instaurando un governo comunista. Dopo alcuni anni di guerra civile, nel 1922, l’impero russo si trasforma nell’Unione Sovietica, primo Stato socialista al mondo.
Tra il 24 e il 29 ottobre crolla la borsa di Wall Street. Inizia la Grande depressione che proietterà i suoi effetti anche nel decennio successivo. Soffre l’economia sia dei Paesi industrializzati sia di quelli esportatori di materie. Si contrae il commercio internazionale, vengono introdotte di misure protezionistiche. Il calo della produzione porta a un calo del reddito dei lavoratori e quindi dei consumi.
Guerra civile spagnola. Il Fronte popolare di sinistra vince le elezioni, le forze controrivoluzionarie tentano un colpo di Stato. Il conflitto diventa particolarmente cruento e alla fine, anche grazie al sostegno di Germania e Italia, i controrivoluzionari hanno la meglio. Il generale Francisco Franco diventa dittatore.
Seconda guerra mondiale. La Germania nazista, alleata con l’Italia fascista e il Giappone (potenze dell’Asse), invade il 1° settembre 1939 la Polonia e scatena il conflitto con Francia e Gran Bretagna.
La repubblica transalpina viene rapidamente conquistata dai tedeschi nel 1940, mentre il Regno Unito oppone una strenua resistenza. Tedeschi e italiani vengono fermati nel tentativo
di invasione dell’Urss nel 1942.
Nel frattempo nel 1941 gli Stati Uniti, attaccati dal Giappone, sono entrati in guerra. Il conflitto si conclude in Europa nella primavera del 1945 con l’occupazione di Berlino da parte degli Alleati, mentre nel Pacifico la resa avviene dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.
Il 15 agosto l’India diventa indipendente dall’Impero britannico. Si porta così a compimento la battaglia nonviolenta portata avanti da Gandhi e dal Partito del Congresso nazionale indiano. La suddivisione in Unione Indiana e Pakistan (a maggioranza musulmana) porta però a una guerra per il controllo del Kashmir.
Il 1° ottobre viene proclamata ufficialmente la Repubblica popolare cinese. È il successo dei comunisti di Mao Zedong che, dopo due guerre civili contro i nazionalisti di Chiang Kai-shek (1927-37 e 1945-49), intervallate dall’invasione nipponica, riescono ad affermare un regime a partito unico sull’esempio sovietico.
Entrambi i conflitti mondiali vedono la Svizzera, nella prima metà del Novecento, mantenere la sua posizione di neutralità, ma l’essere al centro di un continente in guerra, ne segna comunque l’economia e la società. Nel 1918 al termine della Prima guerra mondiale lo Stato federale vive la sua più grave crisi politica dalla fondazione. Le difficoltà nell’approvvigionamento di alimenti e l’impennata dei prezzi (più che raddoppiati per il pane dal 1914 al 1918) sono all’origine dello scontento e della miseria in ampie fasce di lavoratori in Svizzera. D’altro canto c’è chi dal rincaro dei prezzi e dalla guerra ha generato grandi profitti. Per questo il partito socialista decide di organizzare una festa per il 10 novembre a Zurigo (primo anniversario della Rivoluzione bolscevica in Russia). Il governo temendo disordini invia l’esercito.
La risposta è la proclamazione di uno sciopero in 19 centri industriali. La tensione sale e il 12 novembre viene proclamato uno sciopero generale a tempo indeterminato con una serie di rivendicazioni. L’adesione è di circa 300’000 donne e uomini. Di fronte al rischio di uno scontro armato, lo sciopero è revocato con il ritorno al lavoro il 15 novembre.
Delle richieste avanzate dai lavoratori soltanto due vengono realizzate: il rinnovo del Consiglio nazionale e la settimana lavorativa di 48 ore.
L’economia del Cantone Ticino nella prima metà del XX secolo è vittima di un crac bancario nel 1914 e della mutata congiuntura interna, perciò anche nei primi decenni del Novecento si continua ad assistere a fenomeni di emigrazione dalle valli.
In questo periodo si procede al completamento delle opere di bonifica del Piano di Magadino, con la nascita di nuove aree agricole. La creazione delle infrastrutture viarie di fine Ottocento, come i tunnel alpini, porta all’insediamento nel Cantone di industrie finanziate da capitali esteri. Ad Ascona, sul Monte Verità, una comunità ispirata ai valori del naturismo attira intellettuali da tutta Europa. Le mete ticinesi iniziano ad avere sempre più rilevanza per i turisti del Nord Europa.
La prima metà del Novecento vede un notevole sviluppo tecnologico mentre prosegue il diffondersi dell’industrializzazione. Continua l’elettrificazione nelle città e iniziano a essere prodotti i primi locomotori elettrici, portando a una progressiva dismissione di quelli a combustibile fossile. Dopo i voli dei pionieri d’inizio secolo, il primato è assegnato nel 1903 ai fratelli Wright, si sviluppa l’aviazione militare e civile, sino ad arrivare negli anni Venti a compiere le prime trasvolate oceaniche.
Per quanto riguarda l’automobile, nel 1908 esce dalle officine Ford di Detroit il primo esemplare del modello «T». È la vettura che inaugura l’era dell’automobilismo di massa ma anche un modello di produzione industriale, detto “fordismo” o “taylorismo”, basato sulla catena di montaggio, cioè sulla scomposizione e parcellizzazione dei processi di lavorazione.
Numerosi sono i progressi nella scienza medica nella prima metà del Novecento, per esempio con la scoperta della penicillina avvenuta nel 1928 da parte di Alexander Fleming e di altri antibiotici in grado di combattere gravi infezioni batteriche. Mentre nel 1944 viene scoperto il cortisone, potente antinfiammatorio e antidolorifico.
In campo scientifico la teoria della Relatività elaborata da Albert Einstein e la meccanica o fisica quantistica (cui contribuiscono numerosi scienziati tra i quali Bohr e Heisenberg) stravolgono il modo di concepire la struttura dell’universo e danno il via alle ricerche per l’utilizzo dell’energia nucleare.
Sul fronte della tecnologia vi è da registrare negli anni Trenta il brevettò del transistor, il dispositivo a semiconduttore che è stato alla base dello sviluppo dell’elettronica nella seconda metà del XX secolo.
Dopo il primo collegamento radiotelegrafico transatlantico realizzato nel 1901 ad opera di Guglielmo Marconi, lo sviluppo tecnologico porta nei primi vent’anni del XX secolo alla nascita degli apparecchi radiofonici in grado di trasmettere voce e musica. La radio diventa il mezzo di comunicazione di massa
Dal punto di vista culturale la prima metà del Novecento è segnata dal diffondersi delle teorie psicanalitiche elaborate dall’austriaco Sigmund Freud e da altri suoi colleghi quali lo svizzero Carl Gustav Jung. Le tesi hanno particolare influenza su artisti e intellettuali sia per le analisi delle pulsioni e dei pensieri inconsci che condizionerebbero l’agire umano, sia per il rapporto tra individuo e società che porta a una sempre maggiore alienazione e crisi d’identità del soggetto di fronte alla complessità delle comunità contemporanee.
In questo clima si sviluppano nei primi decenni del XX secolo avanguardie artistiche come il Surrealismo, che cerca di rappresentare con le immagini del sogno gli elementi più profondi della psiche. Come nelle altre avanguardie della prima metà del Novecento, dal Cubismo al Futurismo, dall’Espressionismo all’Astrattismo, vi è alla base il rifiuto della tradizione e dei suoi canoni, e spesso anche l’opposizione ai valori e agli ideali borghesi.
In campo musicale negli USA nasce il jazz, forma musicale che ha le sue origini nella cultura afroamericana ma che ben presto trova successo anche in Europa.
Nel settore della moda, soprattutto femminile, si assiste a un netto mutamento durante e dopo la Prima guerra mondiale. La moda della Belle Èpoque, fatta di busti che proiettano in avanti e creano vite strette, già negli anni Dieci ha lasciato spazio a gonne strette e lunghe. Negli anni Venti gli abiti si fanno semplici, con linee dritte, tessuti morbidi e gonne corte per lasciare maggiore libertà possibile ai movimenti.
La donna inizia infatti a essere sempre più anche una lavoratrice nel settore industriale. Persino il taglio femminile dei capelli diventa corto per la prima volta.