Non solo benzina

1950 - 2000

La ricerca di motori a basse emissioni

Le crisi petrolifere degli anni Settanta del XX secolo hanno portato le industrie automobilistiche a investire nello sviluppo di motori dai minori consumi di carburante (benzina, gasolio, gpl e metano) senza dover rinunciare all’affidabilità delle prestazioni. In questo caso l’apporto dell’elettronica è stato fondamentale per raggiungere gli obiettivi. Lo sviluppo dell’economia mondiale, anche al di fuori dei Paesi occidentali, ha però comportato un aumento dei mezzi di trasporto in circolazione e di conseguenza un aumento delle emissioni in atmosfera.

Seppure il traffico di autoveicoli non sia l’unica fonte di inquinamento, esso è una delle principali cause della presenza nell’aria che respiriamo di sostanze nocive quali il particolato sospeso fine (Pm10) e gli ossidi di azoto. Per questo la legislazione dei vari Stati, in particolare europei, a partire dalla fine del XX secolo ha visto introdurre misure che obbligano le case automobilistiche a produrre veicoli che mantengano entro un certo limite le proprie emissioni inquinanti.

L’automobile è diventata
un articolo di vestiario
senza il quale ci sentiamo
nudi, incerti, incompleti

Herbert Marshall Mcluhan

Elettrico, solare, a idrogeno

Lo scenario di una possibile fine o comunque riduzione dei combustibili fossili estraibili, assieme a una mutata sensibilità sugli effetti inquinanti dei motori a combustione, ha portato, tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI, ad affinare la ricerca per la produzione di autoveicoli basati su alimentazioni a energie rinnovabili o non inquinanti.

Sinora tra questi, quelli ad alimentazione ibrida (benzina più elettrico) hanno avuto la diffusione maggiore, ma si sta sempre più incentivando l’uso di quelli elettrici con la creazione di appositi distributori di energia lungo la rete stradale. È invece ancora agli albori la produzione di autoveicoli a celle di combustibile alimentati da idrogeno così come quella di auto a energia solare.