Le attività d’un tempo

Dal taglio della legna alle carbonaie

Le testimonianze della vita rurale d’un tempo, come quelle raccolte da Bice Caccia nel libro “Cadenazzo alla ricerca della sua identità”, narrano di un’economia terriera basata sullo sfruttamento delle risorse disponibili prevalentemente per la soddisfazione dei bisogni vitali (alimentazione e riscaldamento in particolare).

Il ritmo delle attività umane era scandito nei paesi montani e delle valli alpine e prealpine dal passare delle stagioni. In autunno gli uomini aravano e concimavano i campi, mentre nelle corte giornate invernali si riparavano gli attrezzi agricoli o si faceva manutenzione a carri e altri mezzi.

Nel corso dell’anno occorreva poi preoccuparsi di recuperare la legna per il fabbisogno domestico o per guadagnare qualche soldo con la vendita. In certi casi la legna era trasformata in carbone, attraverso l’impiego di “carbonaie”. 

Erano luoghi dove la legna veniva accatastata e portata a combustione in presenza di poco ossigeno, coprendola con della terra. In questo modo non bruciava e diventava carbone vegetale. In altri casi la legna dolce era impiegata per l’estrazione di cellulosa da destinare alle cartiere, il castagno forniva invece il tannino per l’industria conciaria.

Vi erano poi mestieri legati ai trasporti. La presenza di vie di transito tra centri di rilevante importanza comportava la necessità di costanti manutenzioni, di riparazione dei mezzi di trasporto utilizzati e anche di conducenti in grado di guidare i carri lungo itinerari non sempre agevoli.

La gestione del territorio

Se le selve castanili e l’economia legata al castagno erano senz’altro una delle attività agricole ed economiche che maggiormente caratterizzavano Robasacco, il versante che declina verso Cadenazzo presentava invece coltivazioni di vigne e altri alberi da frutto con un’attenta manutenzione del territorio, che cercava di limitare l’avanzare del bosco. 

Nei secoli i cambiamenti climatici (come la “piccola era glaciale” europea tra la fine del Medioevo e metà Ottocento) portarono le comunità rurali, soprattutto in area alpina, a dover adattare le coltivazioni alle mutate condizioni, modificando il tipo di piante coltivate. Di certo il paesaggio era molto differente rispetto all’attuale, minore la presenza di edifici, 

più ampie le zone lasciate a prato per il pascolo oppure coltivate con sementi o piante da frutto. Anche Robasacco pur rimanendo un piccolo e grazioso centro sulle pendici del Ceneri ha senz’altro visto nei secoli modificare il suo aspetto e quello delle terre vicine.

Il ruolo femminile

Oltre ai lavori domestici relativi a pulizie di casa, cucina, cucito e bucato (in assenza di lavatrici ci si doveva recare con i panni da lavare sino a ruscelli o a lavatoi), le donne si occupavano anche di lavori nei campi. Erano impiegate nelle vendemmie, nella coltivazione di canapa e lino, nell’allevamento di pollame, maiali, bachi da seta e pecore. Filare la lana (assieme alle fibre di canapa e lino) era un lavoro realizzato dalla popolazione femminile, soprattutto durante le lunghe sere d’inverno.

Per la produzione di olio si utilizzavano le noci. Erano sempre le donne a occuparsi di liberare il gheriglio dal guscio, per poi portare il carico di noci sino al frantoio. Fino al Settecento ve n’era uno a Cadenazzo, fu poi danneggiato da un’alluvione, così le abitanti del luogo dovettero recarsi sino a Camignolo.

Alle donne erano riservati pochi mestieri specializzati, per esempio quello della sarta e della lavandaia.