Il XIX secolo inizia sotto il segno degli eserciti di Napoleone Bonaparte volti alla conquista europea. Il sogno dell’imperatore s’infrange prima nella campagna di Russia, poi a Lipsia e infine a Waterloo. Il Congresso di Vienna ridisegna le aree di influenza delle varie potenze europee, dando il via alla cosiddetta Restaurazione. L’obiettivo degli storici imperi di tornare a una situazione precedente alla Rivoluzione francese è però vanificato nei decenni successivi da moti e insurrezioni che chiedono Costituzioni liberali, maggiori diritti e la formazione di Stati nazionali, sino a giungere al 1848, quando l’Europa diventa una polveriera. In quell’occasione scoppiano numerosi moti insurrezionali che non portano a esperienze di governo democratico durature, ma che lasciano il segno per i successivi movimenti di unità nazionale, in particolare in Germania e in Italia.
Nell’Europa post-Restaurazione si assiste a una notevole crescita demografica (in mezzo secolo, nella prima metà dell’Ottocento, la popolazione aumenta di oltre il 40 per cento). L’incremento della manodopera disponibile porta al diffondersi anche nel Continente dell’industrializzazione avviata a fine Settecento in Gran Bretagna. Quella che viene considerata la Prima rivoluzione industriale vede protrarsi la sua spinta propulsiva nel Regno Unito sino al 1830. Questo processo tecnologico-economico porta a una crescita della popolazione cittadina rispetto alle aree rurali e consente all’impero britannico di porsi quale Stato dominante sulla scena internazionale, sfruttando in particolare l’incontrastato dominio marittimo. Nella prima metà dell’Ottocento, anche per consentire lo scambio delle merci e lo spostamento della manodopera, si sviluppano perciò nuovi mezzi e reti di trasporti. Grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, non è solamente la produzione industriale a crescere ma anche quella agricola, che deve ora soddisfare le esigenze delle masse proletarie che si sono trasferite nelle città.
Il 2 dicembre a Parigi, nella cattedrale di Notre-Dame, Napoleone Bonaparte si auto-incorona imperatore dei Francesi con il titolo di Napoleone I e incorona imperatrice sua moglie Giuseppina di Beauharnais. Il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano l’incoronazione a Re d’Italia.
Il 23 giugno la Grande Armata al comando di Napoleone I inizia l’invasione della Russia. L’esercito è formato da circa 600mila uomini, la resistenza russa riesce a protrarre il conflitto sino all’autunno-inverno. L’esercito francese è obbligato a una disastrosa ritirata. Si calcolano circa 400mila morti e dispersi e 100mila prigionieri.
Esiliato all’Isola d’Elba, Napoleone riesce a tornare in Francia e il 20 marzo entra a Parigi e riprende il potere. Il 18 giugno, in territorio belga, avviene la battaglia di Waterloo, Napoleone e il suo esercito sono sconfitti ad opera delle forze inglesi e prussiane. L’ex imperatore è esiliato a Sant’Elena in mezzo all’Atlantico.
Congresso di Vienna. Le potenze vincitrici contro Napoleone stringono alleanze e disegnano il nuovo assetto europeo riportando al trono le casate del periodo prenapoleonico.
Il 9 luglio viene ratificata la dichiarazione d’indipendenza dell’Argentina dalla Spagna. L’ex colonia era già entrata in guerra con l’impero spagnolo nel 1810, solo nel 1825 sarà firmata la pace. Negli anni successivi molte altre colonie del Centro e Sud America diventeranno autonome da Spagna e Portogallo.
Moti insurrezionali in Spagna e in alcuni Stati italiani. Nati
con il pronunciamento (cioè la rivolta) del 1° gennaio a Cadice, si diffondono anche in altri Paesi europei. Sono tentativi di insurrezione contro i regimi assolutisti, volti a ottenere diritti liberali e Costituzioni.
Moti insurrezionali in Francia, Polonia, Belgio e alcuni Stati italiani. Come nei moti di dieci anni prima a essere protagonista è la borghesia cittadina. L’esempio arriva dalla Francia, dove viene cacciato re Carlo X e si dà vita a un regime monarchico costituzionale retto da Luigi Filippo d’Orléans.
Guerra d’indipendenza greca. Termina il dominio ottomano sulla penisola ellenica. La fine della guerra e l’autonomia della Grecia sono sancite, sotto il protettorato di Francia, Gran Bretagna e Russia, con il trattato di Adrianopoli del 1829. L’indipendenza arriva nel 1830. Nel 1832 Ottone di Wittelsbach viene eletto re dei Greci.
Moti insurrezionali definiti la Primavera dei Popoli. Dagli Stati italiani alla Francia, da quelli tedeschi all’Ungheria, si punta ad abbattere i governi eredi della Restaurazione per sostituirli con governi liberali e dall’identità nazionale. Non porta a effetti politici duraturi ma getta le basi per la nascita di Germania e Italia.
Con l’Atto di mediazione siglato a Parigi nel 1803 si pone fine all’esperienza della Repubblica Elvetica e la Svizzera torna a essere una Confederazione, ma sempre in orbita napoleonica. Ai 13 storici Cantoni se ne aggiungono altri sei: Vaud, Argovia, Turgovia, San Gallo, Grigioni e Ticino. Nel 1814, con la Restaurazione, grazie all’azione del politico svizzero Fréderic-Cèsar de La Harpe, che era stato precettore dello zar, il Congresso di Vienna ratifica una Confederazione elvetica a 22 Cantoni, con l’ingresso di Neuchâtel, Ginevra e Vallese.
La fine della prima della metà dell’Ottocento è segnata dalla guerra del Sonderbund (Lega separata). Nel 1845 sette cantoni cattolici e conservatori (Lucerna, Friburgo, Uri, Svitto, Untervaldo, Vallese e Glarona) decidono di allearsi in segreto; scoperto un loro tentativo di allearsi con l’Austria, nel 1847 il parlamento chiede la dissoluzione del Sonderbund. Di fronte al rifiuto i Cantoni liberali inviano l’esercito. La guerra si conclude rapidamente, dal 3 al 29 novembre, lasciando sul campo pochi morti (meno di 100) e sancendo la sconfitta dei ribelli. Tra le conseguenze del conflitto vi è la riforma della Costituzione federale in senso maggiormente centralista.
L’Atto di mediazione napoleonico trasforma gli ex baliaggi ticinesi, che erano diventati i cantoni di Bellinzona e di Lugano in un unico Cantone, il Ticino, con capitale Bellinzona.
Nel 1814, al termine del periodo napoleonico, la Costituzione cantonale stabilisce invece che la capitale deve cambiare a rotazione, ogni sei anni, tra Bellinzona, Locarno e Lugano.
Prende così l’avvio in Ticino quello che viene definito il regime dei Landamani, poiché il potere politico è esercitato prevalentemente dall’esecutivo. Dopo la riforma della Costituzione del 1830 nascono due partiti principali (liberali o radicali, da un lato, moderati o conservatori, dall’altro). Nel 1839 i radicali prendono il potere con un sollevamento armato e lo difendono da un tentativo controrivoluzionario nel 1841.
In una comunicazione del 20 marzo 1800 indirizzata al presidente della Royal Society, l’italiano Alessandro Volta annuncia alla comunità scientifica l’invenzione della pila, è il primo generatore statico di energia elettrica. Negli anni Venti, Oersted, Ampère e Faraday sviluppano lo studio dell’elettromagnetismo, arrivando a individuare il principio che sarà alla base dei motori elettrici.
L’impulso elettrico sta alla base degli esperimenti, negli anni Trenta del XIX secolo, di Samuel Morse e altri, per riuscire a comunicare a distanza via cavo. Così a partire dal 1844 il telegrafo elettrico diventa una realtà in grado di trasmettere messaggi e corrispondenze in pochi secondi grazie alla codifica di lettere e numeri.
Nello stesso periodo, gli anni Quaranta dell’Ottocento, si diffonde l’uso del francobollo. Nel 1840 viene emesso il primo esemplare, il celebre penny black con il ritratto della regina Vittoria. L’innovazione inglese, voluta da Rowland Hill, consente la spedizione prepagata del servizio postale e una diminuzione dei costi, ora basati sul peso e non sulla distanza, con il conseguente incremento esponenziale delle spedizione di lettere e cartoline. Nel 1843 la Svizzera diventa il secondo Stato al mondo ad emettere francobolli.
Il motore a vapore inizia a essere utilizzato nel campo dei trasporti, si progettano i primi locomotori, iniziano a essere realizzate le prime reti ferroviarie. La prima linea ferroviaria in assoluto viene considerata quella realizzata nel 1825 in Gran Bretagna tra Stockton e Darlington. In Svizzera nel 1847 nasce la
Zurigo-Baden.
Dal punto di vista culturale la prima metà dell’Ottocento è segnata dal movimento romantico che, dalla Germania e dall’Inghilterra, si diffonde in Europa. Il Romanticismo non vede più, a differenza dell’Illuminismo, un progresso storico lineare. Dà invece valore alla forza della tradizione e al rapporto con la Natura in quanto manifestazione divina. Il Medioevo non è considerato epoca di barbarie, ma bensì di sviluppo dei popoli e dei loro specifici caratteri nazionali.
Gli intellettuali e gli artisti romantici alimentano nei diversi Paesi lo spirito nazionalista, diffondendo in sempre maggiori strati della popolazione l’idea dell’autodeterminazione dei popoli. Alcuni di loro si contraddistinguono per un impegno diretto anche nei moti rivoluzionari che si susseguono dal 1820 sino al 1848.
Il Romanticismo s’impone anche in campo musicale. Con Beethoven e le sue nove sinfonie si assiste alla nascita della figura del compositore/artista, rispetto a quella precedente del musicista/artigiano. Il movimento si arricchisce con l’opera di Schubert, Mendelssohn e Schumann, in area austro-tedesca, e di Berlioz e Chopin in Francia. Sempre in campo musicale si assiste con Bellini, Rossini e Donizetti al fiorire della grande musica operistica italiana che proseguirà poi con Verdi e Puccini.
Nel campo della moda, all’inizio del XIX secolo, si impongono lo stile impero in Francia e regency in Gran Bretagna. Prevalgono i richiami alla classicità e l’abbandono dei corsetti e delle ricche decorazioni settecentesche. Dal 1837 a dare un nuovo impulso alla moda è la salita al trono della regina britannica Vittoria. La sua scelta del bianco per l’abito nuziale segnerà anche le generazioni successive, ma la sovrana incide sul costume anche dettando colori e tempi del lutto, che prima non erano rigidamente fissati.
In architettura la prima metà dell’Ottocento vede ancora presente l’impronta neoclassica che aveva segnato la fine del Settecento. Lo svilupparsi della sensibilità romantica e l’interesse per la Storia e il passato, in particolare per il Medioevo, individuato quale culla delle identità nazionali, vede il recupero di stili di epoche precedenti. Nascono così il neogotico, il neoromanico e altre forme definite come revivalismo.
L’inizio dell’Ottocento vede l’ampliamento della scolarizzazione anche alle classi meno classi abbienti. In Francia sotto il regime napoleonico l’istruzione diventa obbligatoria per tutti, in altri Paesi si aprono scuole per i poveri ispirate a ideali di carità. In Svizzera si assiste alla esperienze educative di Pestalozzi che attirano l’attenzione di molti intellettuali europei. Anche grazie a opere letterarie come quelle dell’inglese Dickens, che vedono protagonisti bambini abbandonati, il mondo dell’infanzia inizia a essere visto con più attenzione e non semplicemente come composto da esseri privi di diritti.